Roma, 2018. Avevo già visitato la città, ma ogni volta che ci torno è come scoprirla di nuovo. Stavolta avevo qualche giorno in più per perdermi tra i vicoli e i monumenti, tra sapori antichi e moderni, e ovviamente tra i ricordi e le nuove esperienze.
Appena arrivati, il calore della città ci ha accolto subito. Abbiamo lasciato le valigie e siamo andati dritti a mangiare: carbonara, ovviamente. Quel mix di pecorino e guanciale mi ha sempre conquistata. Ci siamo seduti in una piccola trattoria in Trastevere, dove il tempo sembra essersi fermato. Le stradine strette e acciottolate, le piante che sbucavano dai balconi e l’aria profumata di cucina romana. La pasta era cremosa al punto giusto, ogni boccone sembrava sciogliersi in bocca, mentre attorno a me il vociare allegro della gente riempiva l’atmosfera.

Di giorno, ci siamo immersi nell’arte e nella storia. Il Colosseo è sempre imponente, quasi intimidatorio. Camminare lì dentro mi ha fatto sentire piccola, quasi parte di un’altra epoca. Ma è stato al Foro Romano che mi sono sentita più vicina alla storia, come se potessi sentire ancora l’eco degli antichi romani che parlavano e vivevano lì. La sensazione di camminare tra le rovine, con la luce del sole che illuminava i resti di quella che una volta era la culla di un impero, è stata magica.
Le serate a Roma avevano un fascino tutto loro. Dopo giornate passate a camminare tra musei e chiese, la sera ci siamo lasciati trascinare dalla vita notturna della città. A Campo de’ Fiori, il mercato di giorno si trasforma in un vivace ritrovo serale. Una sera, siamo andati in un locale un po’ fuori dal centro, dove suonavano musica dal vivo. Lì abbiamo incontrato un gruppo di persone, tra romani e turisti, e abbiamo passato la serata a parlare e a ballare fino a tardi. Il mix di persone e storie diverse, unite dalla stessa voglia di vivere e divertirsi, mi ha fatto sentire incredibilmente viva.

Roma è stata anche spirituale. San Pietro, con la sua maestosità, mi ha tolto il fiato. Stare lì, sotto quella cupola immensa, mi ha dato una sensazione di pace, di raccoglimento, quasi di rispetto per qualcosa di più grande. E poi la Cappella Sistina: fermarmi a contemplare il Giudizio Universale, con quella marea di colori e dettagli, mi ha fatto pensare a quanto sia straordinaria la capacità dell’uomo di creare bellezza.
Ogni angolo di Roma aveva qualcosa da raccontare: una fontana nascosta, un’edicola illuminata da una piccola candela, un anziano che suonava la fisarmonica in una piazza. E io, in mezzo a tutto questo, mi sentivo una spettatrice privilegiata.
L’ultima sera, mentre camminavamo lungo il Tevere illuminato dalle luci della città, ho sentito che Roma mi aveva dato tanto. Non solo i sapori, la cultura, o la vita notturna, ma qualcosa di più profondo: una sensazione di appartenenza, di connessione. Quei giorni a Roma sono stati un incontro tra la mia anima e la città eterna, un ricordo che porterò sempre con me.

Martina
Viaggiare è il desiderio di vivere K.T.