
Sono stata a Cuba, ma è all’Avana che ho lasciato un pezzo del mio cuore. Questa città mi ha travolta con i suoi contrasti, con la sua bellezza autentica e imperfetta. Passeggiando per le sue strade, è impossibile non rimanere affascinati dai colori vivaci delle case coloniali, spesso sbiaditi dal tempo, e dai vecchi modelli di auto americane che sembrano usciti da un film d’altri tempi. L’Avana non è solo una città: è una fotografia sospesa negli anni ’50, un luogo dove il passato convive con il presente in un equilibrio unico.
Quello che mi ha colpito di più è stato il ritmo di vita. Lontano dal frastuono delle città occidentali, qui tutto sembra muoversi più lentamente. Le persone vivono giorno per giorno, con poco, eppure non ho mai visto un tale senso di serenità e comunità. I bambini giocano per strada, le famiglie chiacchierano davanti alle loro porte, e c’è sempre qualcuno che suona una melodia allegra con una vecchia chitarra o un tamburo improvvisato.

Non si può ignorare il contrasto tra ricchezza e povertà: il turista, con i suoi comfort e i suoi lussi, si muove accanto a chi vive con molto meno. Ma la povertà qui ha un volto diverso, quasi dignitoso, forse perché è accompagnata da un sorriso e dalla capacità di trovare bellezza anche nelle piccole cose.
E poi il clima… Quel caldo avvolgente che sembra abbracciarti, rendendo ogni momento più intenso. L’aria profuma di mare, rum e tabacco, un mix che ti rimane dentro.
L’Avana mi ha lasciato con una sensazione unica, come se il tempo, lì, avesse deciso di prendersi una pausa. Non è una città perfetta, ma forse è proprio per questo che è così meravigliosa. Mi ha insegnato che la vera ricchezza non è nei beni materiali, ma in uno stile di vita che mette al centro le persone, il momento presente, e un sorriso che dice: “Oggi ci siamo, e questo basta.”

Martina